07/07 Tanabata

Ovvero essere  in attesa che si avveri l'ultima riga delle favole



Giorno SETTE del SETTIMO MESE dell'anno solare, o lunare, che a dir si viglia
Un giorno magico in Cina dove si festeggia si scrivendo su un nastrino il proprio desiderio e lo si appende al bambù, si chiama Tanabata
Intanto continuo il mio percorso per poter usciere da questo incubo che è la mia quotidianità
La bella stagione è finalmente arrivata, con il sole e la terrazza e la sdraio .
E finalmente ho ripreso a leggere. Il libro lo comprai molto tempo fa, più di un anno e mezzo. Tanto tempo. Tanto tantissimo tempo che non riuscivo a concertarmi su un qualsiasi libro, persino le millecinquecento sfumature di grigio non è riuscito a coinvolgermi.
Intanto di libri ne ho comprati. e sono finiti tutti a prender polvere sul mio comodino o in qualche parte dei posti in cui ho vissuto. Molto probabilmente non ho nemmeno memoria di essi.
Il primo che ho preso senza un ordine preciso, era lì è stato proprio quel libro. L'ho quasi terminato. 
Lo leggo nelle mie mezzore di sole, sulla sdraio, al sole. Lo leggo così, principalmente, perchè non sono ancora tornata a esser quell'assidua lettrice che si innamora perdutamente di quello che sta leggendo, e si immerge totalmente nella lettura, diventato addirittura una parte di essa. Dello stesso autore lessi il suo ultimo romanzo in un pomeriggio e mezzo, tanto mi piacque per come era scritto e per quello che raccontava. Questo lo sto leggendo, e mi sorprendo a immedesimarmi nel protagonista, che poi è un maschio. Lui non crede più a nulla, o meglio non crede all'amore. Ma l'amore è il tutto, secondo il libro. Io sono esattamente nella stessa modalità : ho perso ogni tipo di speranza. Mi spiego meglio: sono abbastanza stupida da comprare un gratta&vinci per sperare di sistemare la mia condizione economica disastrosa. Sono abbastanza stupida da andare da tante persone buone, per cercare di farmi aiutare ( Fiori di Bach, parole dette e scritte, e qui mi fermo perchè ho ancora un minimo di orgoglio per vergognarmi un pò di certe azioni che ho fatto pur di tirarmi via da questo limbo), ma nessuna di loro è stata in grado di indicarmi la Strada Maestra da percorrere per uscire da questo vuoto in cui spesso mi pare di affogare. Sono abbastanza stupida da tenere accesa la fiammella della speranza, nonostante tutto.
Ma il dramma, il dilemma rimane. Io non credo più al futuro, come il protagonista. Non so perdonare a me stessa i miei errori, non riesco a perdonare gli errori degli altri. Non riesco a chiudere le ferite, che ignoro volutamente, sperando prima o poi che vengano cicatrizzate da qualcosa o qualcuno con una bacchetta magica, ma che tornano a sanguinare sempre e sempre per gli stessi arzigogolati motivi.
Come il protagonista, ho chiesto di non svegliarmi più, di finire il mio tempo in un limbo, dimentica di tutto e dimenticata da tutti. Ma intanto leggo. Leggo la favola per adulti che il noto scrittore ha scritto nel 2010, ma che pare scritta apposta per me, qui e adesso nel 2013.
Sono quasi alla fine, intuisco il lieto fine. D'altronde è una favola, e nelle favole c'è sempre un lieto fine. Stona solo averlo letto dopo il suo grande capolavoro.
Poco fa ho visto gli ultimi venti minuti di un film, Il pescatore di sogni, un'altra favola a lieto fine. Non l'ho visto tutto, no. Mi è bastato vedere quei venti minuti. Due che si innamorano, in una storia a dir poco esotica. Un amore che alla fine è contrastato dagli eventi, dalle regole della società, dalla coscienza dei protagonisti. Ma alla fine accade il miracolo, subito dopo il disastro che nessuno si aspettava, proprio al momento in cui tutto era perfetto, tranne l'amore impossibile. Il miracolo accade, nei film, nelle favole, nei libri, in quelle mezze ore passate in un terrazza non finita di una casa che mai sarà come l'ho sognata, in un matrimonio che non è più quello su cui ho investito ogni mio battito del cuore. Io non credo più a nulla, aspetto quel miracolo, aspetto di riconoscere la mia anima, che ho perduto in arzigogolati meandri della vita. Mentre aspetto faccio mille cose, mi pare di farle tutte male, alla fine, ogni cosa risulta sbagliata o incompleta o imprecisa, o non so più cosa volevo fare e mi perdo. Mi capita di cucinare cose uniche e buonissime, in momenti in cui sono particolarmente nervosa e disillusa da tutto e tutti. Mi immergo in un mondo mio, dove la rabbia fa bollire il sangue, dove la bile travasa e hai un sapore terribile in bocca, ma alla fine quello che gli altri mangiano è buono. E io sono qui, che aspetto, che l'universo risponda alle mie richieste, me le deve con tutte le tribolazioni che vivo e che viviamo in famiglia, ne sono più che certa. Ma in fin dei conti, sto solo aspettando di svegliarmi da questo brutto sogno e provo a scrivere il mio desiderio su una strisciolina di carta dato che siamo nella notte del settimo giorno del settimo mese , e la appendo alla recinzione del cantiere della casa, sperando un giorno avverarsi, come nelle favole, il miracolo di una vita serena, solare e piena d'amore
Non chiedo molto, no?  Solo l'essenziale, perchè "io sono umile in quanto fatta di sterco, ma  nobile in quanto fatta di stelle"

Commenti

  1. non mi è piaciuto molto... eppure io gramellini lo adoro. forse mi aspettavo altro!

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    1. devo darti ragione, pensavo una cosa diversa pure io, ma ammetto che in questo periodo è quello che mi serve per spingermi a "credere" ancora in qualcosa....

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